Cap 19 - I segreti della Golden Crown pt.1
L’esplorazione
della Golden Crown prosegue senza particolari sorprese, se non per il
costante degrado che li circonda. Ogni stanza esplorata è un tripudio di mobili
marciti, oggetti ormai irriconoscibili e segni evidenti del passaggio dei
sahuagin, che hanno reso il relitto una loro dimora improvvisata.
Dopo aver
setacciato vari ambienti ormai irrecuperabili, i quattro si trovano davanti al
grosso squarcio sulla parte laterale della nave, la stessa apertura che avevano
notato prima di immergersi. Davanti a loro si spalanca l’immensità degli
abissi, un vuoto profondo che si perde nell’oscurità dell’oceano. Il passaggio
consente un accesso diretto al ponte inferiore, una via potenzialmente utile,
ma anche dannatamente inquietante.
Ignorando il
senso di inquietudine che si insinua nei loro pensieri, proseguono con la loro
esplorazione, spingendosi ancora più in profondità nel relitto. Aprendo
un’altra porta, però, si trovano davanti a qualcosa di decisamente più
problematico di qualche mobile marcito: una grossa anguilla, lunga e
affusolata, si staglia davanti a loro, il suo corpo sinuoso attraversato da
piccole scariche elettriche che si propagano minacciosamente nell’acqua. Nulla
che prometta qualcosa di buono.
Per fortuna,
Vryssal è già pronto ad affrontare la minaccia prima che possa trasformarsi in
un problema reale. Con un’agilità innata, si lancia all’attacco senza
esitazione, subito dopo i suoi amici. I suoi movimenti sono fluidi,
perfettamente sincronizzati con l’acqua che lo avvolge, come se si trovasse nel
suo ambiente naturale, e in un attimo la sua arma cala con una potenza
esplosiva. L’anguilla non ha nemmeno il tempo di reagire prima di esplodere
sotto la forza devastante dell’attacco, ridotta a poco più che brandelli
galleggianti. La stanza non rivela nulla di interessante, se non l’ennesimo
spettacolo di desolazione e putridume; senza quasi nulla da recuperare, se non
per piccoli lingotti, il gruppo decide di spostarsi verso la porta a poppa.
Questo semplice
movimento, apparentemente innocuo, scatena però una reazione inaspettata
nell’elfo del mare. Con un sorriso malizioso Vryssal si accosta alla warlock,
trovando irresistibile l’occasione di tormentarla con battute dal doppio senso
sempre più marcato.
L’apertura
della porta rivela una stanza ampia, il cui pavimento è ricoperto da
pagliericci intrecciati di alghe marine. Al centro troneggia un grosso scrigno
fatto interamente di corallo, di fattura evidentemente sahuagin, la cui forma
irregolare e innaturale fa immediatamente scattare l’allarme nei quattro
esploratori: di sicuro un mimic, nessuno ha dubbi al riguardo.
Con estrema
cautela e aspettandosi il peggio, il gruppo si avvicina, pronto a scatenare un
inferno magico e marziale alla minima mossa sospetta dello scrigno. Tuttavia,
con grande sorpresa, il corallo si apre senza alcuna resistenza, rivelando al
suo interno pezzi di un’armatura in metallo ormai scomposta, gioielli di vario
genere e alcune statuette raffiguranti sahuagin. La tensione si scioglie in un
attimo, e il bottino viene rapidamente catalogato tra gli oggetti di valore da
portare in superficie.
Senza altri
ostacoli evidenti, il gruppo si dirige verso la porta successiva. È una
normalissima porta in legno, marcia e coperta di incrostazioni, che non sembra
offrire alcuna resistenza. Vryssal, con la sicurezza di chi ha affrontato ogni
genere di orrore negli abissi, si avvicina svelto, senza perdere tempo in
inutili precauzioni. Ormai il peggio sembra essere passato e nessun rumore si
ode né nella stanza adiacente, né in lontananza.
Non appena la
sua mano sfiora la maniglia, però, il legno pulsa in modo innaturale. Una fitta
di consapevolezza gli attraversa la mente, ma è già troppo tardi. La porta si
contorce, la sua superficie si deforma in una massa viscida e bitorzoluta,
mentre file di denti spuntano dai bordi come fauci spalancate, e un lungo
tentacolo di dimensioni falliche, si allunga verso Britz, che non sembra essere
particolarmente spaventato a riguardo.
Un mimic.
La porta è un
dannatissimo mimic.
Mentre lo
scrigno giace immobile e inoffensivo al fondo delle scale, pronto per essere
trasportato via insieme agli altri oggetti recuperati, il vero pericolo si
rivela nel modo più assurdo possibile.
Il
combattimento esplode in un attimo, l’acqua intorno si riempie di bolle mentre
il mimic si contorce in forme sempre più grottesche, cercando di avvolgere la
sua preda tra tentacoli di legno marcio e fauci gocciolanti di muco vischioso.
L’acqua si
illumina di lampi magici e fendenti rapidi. L’acciaio fende la carne del
mostro, mentre scariche di energia attraversano il suo corpo informe, facendolo
contorcere in spasmi innaturali. Lottando con ferocia, il mimic sputa sostanze
adesive, cercando di immobilizzare i suoi aggressori, ma ogni tentativo viene
contrastato con astuzia e potenza.
Dopo una
battaglia breve ma intensa, la creatura emette un ultimo gorgoglio soffocato e
si accascia su sé stessa, dissolvendosi in una poltiglia di porta di mimic.
I quattro
tirano un sospiro (sottomarino) di sollievo, sorridendo felici e
scambiandosi sguardi d’intesa post combattimento; sono certi che i pericoli
siano finiti e sembrano quasi tranquilli quando volgono lo sguardo verso la
stanza successiva; ciò che non si aspettavano, però, è la presenza di un
sahuagin enorme, proprio di fronte a loro.
La creatura che
si staglia davanti a loro è un sahuagin colossale, una mostruosità marina che
sembra emersa direttamente da un incubo abissale. Alto oltre due metri, il suo
corpo è una fusione perfetta tra muscoli d’acciaio e la letale grazia di un
predatore marino. La pelle squamosa, di un intenso blu scuro, punteggiato da
striature più chiare, si increspa leggermente mentre si muove, riflettendo la
fioca luce che filtra dalle profondità.
Il volto è una
maschera di pura ferocia: occhi neri e freddi come l'abisso scrutano i quattro
con un'intelligenza crudele, mentre la bocca, piena di denti affilati e
irregolari, si apre in un ghigno che sa di fame e guerra. Dalle branchie ai
lati del collo escono bolle d’acqua, mentre la mascella scatta leggermente,
quasi come se pregustasse già il sapore della carne fresca, ma ciò che lo rende
ancora più inquietante sono le sue quattro braccia poderose, coperte da sottili
membrane che vibrano con ogni movimento. Ognuna impugna con sicurezza un
tridente massiccio, le punte affilate e incrostate di salsedine, pronte a
squarciare la carne con una facilità inquietante. L’armatura, fatta di ossa e
corallo fossilizzato, avvolge il suo petto possente, testimonianza del suo
rango tra i suoi simili.
La coda lunga e
muscolosa si muove con una fluidità innaturale, serpeggiando nell’acqua come
quella di un serpente pronto a colpire. Ogni suo gesto trasuda una sicurezza
brutale, un'aura minacciosa che rende chiaro ai quattro eroi che non stanno
affrontando un semplice avversario, ma un vero e proprio signore della guerra
degli abissi.
L’istinto
prende il sopravvento mentre ognuno impugna la propria arma, i muscoli tesi e
lo sguardo fisso sulla creatura che si para loro davanti. L’acqua intorno vibra
leggermente per l’agitazione del combattimento imminente, mentre la mente di
ciascuno elabora strategie e vie di fuga.
Eppure, nel
momento in cui avanzano, qualcosa cattura la loro attenzione. Tra i relitti di
legno marcio e alghe fluttuanti, spicca una scultura. Il legno annerito dal
tempo e dall’acqua salata raffigura una creatura innaturale: un ibrido tra una
piovra e un volto umano, i tentacoli che si attorcigliano su loro stessi e un
cranio gonfio da cui fuoriesce un cervello pulsante.
Un brivido
corre lungo la schiena di tutti quando un’eco mentale rimbomba nelle loro
teste, la stessa sensazione disturbante che li aveva colti all’interno del
nautiloide.
Il
combattimento è brutale, un vortice di violenza e sopravvivenza che si consuma
nelle profondità della nave, ormai segnata dal tempo.
Myra si isola
mentalmente, concentrandosi su un contatto telepatico. Un brivido corre lungo
la sua spina dorsale e una presenza inquietante invade la sua mente. È qualcosa
di oscuro, distorto, una mente completamente sopraffatta, non più
riconoscibile. La percepisce chiaramente: la mente è stata invasa, ridotta in
frantumi, la sua volontà annientata dal tocco dei mindflayer.
Le immagini
nella sua mente sono confuse e frammentate. La mente è vicina al collasso, alla
fine, e non c’è tempo da perdere.
Nel frattempo,
la battaglia continua e il sangue di Vryssal e Britz si mescola nell’acqua in
una spirale di orrore, ogni colpo inflitto dal sahuagin li riduce sempre più
allo stremo. Cadono, si rialzano, vengono abbattuti di nuovo, mentre il mostro
avanza con la ferocia inarrestabile di un predatore nel suo elemento.
Synthariel si
muove incessantemente, le sue pinne tracciano scie nell’acqua mentre lancia
incantesimi curativi, facendo tornare in piedi i due compagni, sempre più
malconci, sempre più vicini al limite. L’acqua è carica di tensione, la paura
si insinua nei movimenti, ma nessuno di loro si arrende.
Quando
finalmente il sahuagin crolla, il suo corpo massiccio colpito ripetutamente
fino all’inevitabile sconfitta, il silenzio si espande nella stanza come
un’ondata improvvisa. I quattro restano sospesi per un momento, il respiro
affannoso e le membra doloranti, osservando il cadavere del loro avversario che
giace inerme sul fondo. Esausti, feriti, ma ancora vivi, sanno che questa
battaglia è stata vinta a caro prezzo.
Myra, ormai
abituata a seguire il suo istinto, non esita a ignorare per un momento la
condizione di Britz, immobile e privo di sensi, e si concentra su una cosa che
l'ha colpita: il cervello del sahuagin. Con determinazione, usa tutta la forza
che ha per aprire il cranio dell'enorme creatura, ma ciò che trova la lascia
interdetta. Non c'è nulla. Nessun segno di controllo mentale, nessun parassita,
nessun girino. Una vuota, gelida sorpresa. La sua mente vaga per un momento in
una curiosità incontrollabile; il pensiero di assaporare quel cervello, con la
sua vena di conoscenza oscura, l'attrae. Ma la visione di Britz, appena recuperate
le forze, e la sua insistenza su quanto fosse pericoloso mangiare la carne di
un sahuagin velenoso, la distoglie dal pensiero.
Rinuncia e, con
un sospiro, si concentra sull’altro oggetto che ha davanti a sé: la statua
bizzarra. la sfiora, come se fosse qualcosa di prezioso. Il tocco la fa tremare, ma quello che accade subito dopo
è qualcosa che non avrebbe mai potuto prevedere. In pochi istanti, il mondo
intorno a lei si contorce, si distorce e qualcosa la stringe con una forza
brutale.
Il dolore è una
tempesta, una marea che la schiaccia. È come se mille ferri arroventati le
straziassero la carne, come se mani potenti e malefiche la spezzassero in due.
Non c'è via di fuga, solo l'inferno di sensazioni insopportabili che la
travolgono. Le sue urla sono soffocate dalla sofferenza, e in un attimo tutto
si spegne.
Myra perde i
sensi, e l'oscurità la inghiotte. È Vryssal che la agguanta, nuotando come un
fulmine, esattamente come aveva fatto con Synthariel poco prima, per portarla in
salvo, proprio mentre inizia a boccheggiare. Ma non c'è risveglio immediato. I
suoi occhi non si aprono, il suo corpo rimane inerte, appoggiato alla forza di
Vryssal, che si sforza di mantenerla al sicuro. Il silenzio cala sul gruppo
mentre lei rimane così, a lungo, senza risposte.
Ore passano, e
l'incertezza cresce.
È Synthariel,
la druida, che non riesce a nascondere la sua preoccupazione, che sembra farsi
sempre più pesante ogni minuto che passa. Non c'è un segno di miglioramento, ma
alla fine, Myra emette un lieve respiro. I suoi occhi si aprono, finalmente,
anche se annebbiati dalla stanchezza e dal dolore residuo. Ma è viva, ed è
quella, per la druida, la cosa più importante.
Ma per gli altri?
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