Cap 15 - il ritorno a Gundbarg


Berranzo - 23° profondo inverno

C’è una differenza tra il coraggio e il suicidio. E quando senti una voce telepatica minacciare la tua esistenza e poi scopri che appartiene a un dannato Mindflayer, beh... il confine tra i due diventa improvvisamente molto chiaro.

Senza neanche bisogno di mettersi d’accordo, il gruppo scatta all’unisono verso l’uscita, più veloce di un gruppo di avventurieri inseguiti da un drago. In questo caso da un mindflayer. L’imp, che aveva fatto appena in tempo a dare un’occhiata al loro inseguitore, strilla qualcosa di poco rassicurante prima di sparire nel nulla.
I quattro non perdono tempo in riflessioni profonde o discussioni strategiche su cosa fare. Via, più veloci della luce, fuori da quella caverna di puro terrore, perché nessuno ha voglia di scoprire cosa succede quando si viene acchiappati da un succhia-cervelli.
Fuori dalla grotta di Berranzo, il gruppo riprende fiato, il cuore ancora martellante per la corsa disperata. Per sicurezza, si allontanano di qualche passo, con un’agilità quasi invidiabile, se si esclude il piccolo dettaglio della vomitata di Myra, che rimane lì a testimonianza del loro coraggioso tentativo di assaggiare il cervello del Bernflayer.
A questo punto, con il pericolo alle spalle e un po’ di lucidità ritrovata, partono le teorie.
Da quanto tempo quel mindflayer è lì sotto? È lui il capo dei sahuagin? Si teletrasporta? Sta facendo esperimenti su qualcuno? E soprattutto, perché proprio ora un nautiloide si è schiantato? Domande su domande, ipotesi su ipotesi, tutte senza una vera risposta.
Di una cosa, però, sono certi: i sauhagin sono sotto l’influenza dei mindflayer ed ecco perché il loro comportamento è cambiato proprio in concomitanza dello schianto.

Gundbarg 25° profondo inverno

Il gruppo lascia finalmente la miniera e gli orsogufi alle spalle, avanzando insieme ai dodici cavalli in direzione di Gundbarg. La strada è lunga e stancante, ma la promessa di risposte li spinge avanti. Una volta arrivati, vengono accolti dal re Asciarossa, che li attende impassibile sul suo trono, il suo sguardo penetrante e curioso.

Synthariel, con la sua naturale grazia si fa avanti. Inizia a parlare con il re, non senza lanciargli sguardi intriganti e sorrisi maliziosi, mentre descrive nel dettaglio ogni singolo movimento che il gruppo ha compiuto. Racconta di Berranzo, della miniera e del povero Bern, facendo risaltare la pericolosità di tutto ciò che hanno incontrato: il nautiloide, i girini, i mindflayer, e il loro inquietante e pericoloso cervello che sembra avere capacità psioniche inimmaginabili. Non tralascia nemmeno il fatto che hanno dovuto fuggire a gambe levate quando hanno scoperto la presenza proprio di un mindflayer, un mostro ancora più minaccioso di quanto avessero immaginato, che si è insinuato nelle loro menti con una facilità disarmante.
Ma Synthariel non si limita a descrivere il loro viaggio. Aggiunge che, secondo la loro analisi, tutti questi avvenimenti sono legati, e non solo quello dei mindflayer. Anche i Sahuagin, che hanno la loro base a nord, sulla Golden Crown, sembrano collegati al recente schianto e sono probabilmente sotto al comando di queste creature che viaggiano tra i vari piani; non è ancora chiaro se controllati da loro, o con una sorta di accordo.
Il re, ascoltando attentamente, rimane in silenzio per qualche istante, riflettendo sulla gravità delle informazioni appena ricevute. Poi, con un gesto deciso, assegna al gruppo un compito di enorme importanza: sterminare i Sahuagin e porre fine alla loro crescente minaccia. Per aiutarli nella missione, il re offre loro una ricompensa ancor più preziosa: la possibilità di impossessarsi della Golden Crown e di tutto ciò che troveranno a bordo, senza dover pagare un solo soldo.
Consente a loro il completo accesso ai magazzini Legnosalato, che hanno da poco riaperto i battenti dopo la fuga della cattivissima nonnina Olgis e li congeda, senza prima invitarli a cena a palazzo.
Il gruppo esce dal castello, ancora frastornato dalle recenti rivelazioni e decisioni, ma con una nuova missione da portare a termine. In cima alla sella di uno dei cavalli, Vryssal trova un biglietto che spunta da sotto la sella, un messaggio criptico ma chiaro: gli Zentharim rivogliono le loro montature e li aspettano quella sera al porto. Devono solo recarsi a un indirizzo ben preciso. Un'altra faccenda da affrontare, senza dubbio, ma qualcosa che il gruppo sa di dover risolvere.
A questo punto, i membri del gruppo si separano per le loro rispettive commissioni. Myra e Synthariel si dirigono verso i magazzini Legnosalato, dove cercano di procurarsi quante più pozioni possibili per respirare sott'acqua. Nonostante il fallimento del loro ultimo tentativo per permettere a Myra di respirare sott'acqua, la warlock non si arrende. Le pozioni sono la sua ultima speranza. Lasciano dietro di sé i lacci del morto che avevano recuperato per la malvagia nonnina, e commissionano tutte le pozioni che il magazzino può offrire.
Nel frattempo, Vryssal si imbatte in Sthor, il marinaio incontrato a bordo della Voyage. I due si scambiano qualche parola, e Sthor parla del figlio morto di One-eyed Bille, della sua locanda distrutta e di come anche sua moglie sia alla ricerca di chi ha causato il disastro. Vryssal, sempre abile nel deviare l'attenzione, riesce a far sì che i sospetti ricadano su Nonnina Olgis e altre persone sconosciute. Un abile gioco di parole, un altro punto a favore del rogue.
Britz, invece, si dirige alla bottega della riparatrice di navi, Gimlet, già nota per la serata di follie passate insieme. Quando lei lo vede entrare, lo riconosce subito, ricordando come aveva utilizzato un grosso tronco quella notte, simile a quello che maneggia proprio in quel momento! Si scambia un sorriso malizioso, ma rapidamente si mette a parlare di affari. Racconta a Britz che il galeone calimshano su cui si è concentrata la sua attenzione è stato distrutto quasi cento anni fa. Il tesoro che trasportava, minerali di Berranzo e altre ricchezze, è affondato con la nave. Inoltre, si dice che un potente mago Calimshano sia morto con la nave, e il suo corpo giace ancora tra i ponti dell’imbarcazione sommersa.
I quattro si mettono a chiedere in giro riguardo agli Zhentarim, cercando di ottenere qualche informazione in più su chi li stia aspettando al porto, ma è come inseguire la nebbia: non importa quanto si sforzino, ogni traccia si dissolve non appena sembrano afferrarla. Nessuno sa nulla.
L’unica certezza che hanno è il biglietto che hanno trovato e l’indirizzo scritto sopra. Una promessa implicita di un incontro… o di una trappola.


L’ora della cena arriva in fretta e i quattro, affamati come leoni dopo la giornata frenetica, entrano nel grande salone imbandito pronti a divorare qualsiasi cosa. Ma qualcosa stona immediatamente: il re Asciarossa non è al suo posto. Al suo posto, ad accoglierli con un sorriso forzato e innaturale, c’è la sua “deliziosa” consorte, la regina.

I suoi occhi li seguono con attenzione, scrutandoli come se stesse cercando qualcosa… o qualcuno. In particolare, il suo sguardo si posa su Synthariel, quasi con un interesse morboso.
Mentre la druida sta per assaggiare la zuppa, un odore acre le solletica le narici per un istante, prima di sparire nel nulla. Un aroma familiare… le ricorda l’odore caratteristico di una pianta che si usa per curare la stitichezza.
Synthariel non è nuova a situazioni strane, ma una regina che la fissa con l’intensità di un’aquila pronta a planare sulla sua preda è decisamente una novità. Seduta al posto del marito, la sovrana sembra avere un interesse fin troppo marcato per il piatto davanti alla druida, che già dal primo odore ha avuto qualche sospetto.
Mentre il resto del gruppo si serve con entusiasmo, la regina si avvicina con un sorriso che vorrebbe sembrare affabile; è evidente che si aspetta qualcosa. Synthariel, però, non ha alcuna intenzione di renderle la vita facile.
Le due si scambiano delle battute al vetriolo e Myra, Vryssal e Britz, restano col cucchiaio a mezz’asta, guardando prima l’una, poi l’altra nell’attesa di uno scontro. L’attesa si fa quasi imbarazzante. La regina scruta, Synthariel non si muove. Il cucchiaio rimane intatto nella ciotola. Il silenzio si trasforma in una battaglia di sguardi non dichiarata. Poi, con la stessa calma con cui Vryssal decide di rimettersi a mangiare, la druida si alza, prende Elyndar e se ne va, lasciando la regina con un pugno di mosche e una zuppa ancora fumante.
Intanto, il resto del gruppo continua a mangiare senza farsi troppi problemi. Del resto, gli intrighi di corte sono affascinanti, ma lo stomaco viene prima di tutto.

L’ora dell’incontro con gli Zhentarim scocca, e il gruppo si avvia al porto con tutta la discrezione di un branco di mammut in una cristalleria. Cercano di passare inosservati, peccato che tra un lupo dall’aria minacciosa e dodici cavalli scalpitanti, il concetto di “muoversi silenziosamente” rimanga un lontano miraggio.
Nonostante tutto, provano a fare un rapido sopralluogo. Sprutzy, sempre pronto a rendersi utile, viene mandato in avanscoperta. Invisibile e silenzioso, si muove nel magazzino buio, aspettandosi di trovare un’imboscata, trappole letali o, almeno, un paio di occhi maligni nascosti nell’ombra.
Niente.
Il posto è deserto. Nessun movimento sospetto, nessuna lama pronta a colpire alle spalle, nessun sicario Zhentarim in attesa. Solo una figura solitaria seduta su una sedia di legno, con l’aria di chi ha tutto il tempo del mondo. Il mezzelfo Qarra aspetta, paziente.
Non sembrano esserci pericoli all'orizzonte, così gli eroi decidono di bussare. La voce di Qarra risuona nell'oscurità del magazzino, accogliente e rilassata, come se stesse aspettando ospiti per il tè piuttosto che un gruppo di avventurieri sospettosi.
Fin dall’inizio, il mezzelfo si dimostra accomodante. Non è qui per minacciare o combattere, bensì per proporre un’opportunità di lavoro. Ha osservato il gruppo, ha capito che c’è del potenziale e, come ogni buon membro degli Zhentarim, non vuole lasciarlo inutilizzato.
Il suo obiettivo è chiaro: scoprire cosa si nasconde nelle profondità di Berranzo e, soprattutto, capire perché i Sahuagin siano improvvisamente diventati così aggressivi da bloccare il commercio marittimo. Gundarlun sta soffrendo economicamente e Qarra ha tutto l’interesse a sistemare la faccenda... o almeno a sfruttarla a suo vantaggio.
Gli eroi, però, sanno bene che dare troppe informazioni a un agente degli Zhentarim non è mai una buona idea. Con diplomazia ed evasività, deviano il discorso, lasciando la questione di Berranzo in sospeso. Per il momento, la loro attenzione si concentra solo sui Sahuagin e su come affrontare la minaccia che rappresentano.


A questo punto è ora di riposarsi, niente scorribande, niente locande a ferro e fuoco, niente alcool a fiumi. Sembra che il gruppo sia deciso a riposarsi per una volta.

Quasi tutto il gruppo...
Il mattino arriva, gelido e implacabile, con una neve che cade fitta come una coperta silenziosa su tutto il paesaggio. L'inverno non sembra voler cedere e con esso arriva il viaggio verso la Golden Crown. Ogni passo lascia un'impronta profonda nella neve fresca mentre gli eroi si mettono in cammino.

Mentre avanzano, i loro occhi sono attenti a tutto ciò che li circonda. L'unico suono che rompe il silenzio è il crepitio della neve sotto i piedi. All'improvviso, qualcosa di insolito cattura l'attenzione delle due amiche. Un rumore di passi veloci dietro di loro, come se qualcuno stesse correndo per raggiungerli.

Voltandosi, notano due figure che si avvicinano velocemente. Una di queste è un volto familiare: One- eyed Bill, con il suo passo deciso e lo sguardo risoluto, si avvicina a grandi falcate. Negli occhi le fiamme dell’odio. Accanto a lui c'è una donna che non riconoscono, ma capiscono essere la moglie e anche lei non ha intenzioni amichevoli.
Non c'è spazio per la diplomazia. Myra, con un ultimo tentativo di stabilire una connessione mentale, non sente nessun segno di controllo dei Mindflayer ma non riesce a trovare un appiglio di alcun tipo che possa evitare lo scontro. Le parole restano bloccate nella mente e, la tensione palpabile, cresce fino a diventare insostenibile.

 

Il conflitto esplode senza preavviso. I due squali mannari, si scagliano contro il gruppo con una violenza incontrollata. I colpi dei quattro eroi sono potenti e precisi, ognuno di loro usando la propria forza e abilità per abbattere il nemico. La battaglia è breve, ma violenta, e quando la donna cade a terra priva di vita, i quattro si scagliano su Bill.

L’uomo, ormai privo di vita, crolla a terra con un ultimo respiro, le sue parole soffocate dal sangue che sgorga dalle sue ferite sono dedicate alla moglie e al figlio deceduto nello tsunami. La neve, candida e pura, viene ora macchiata da una lunga scia cremisi, un tragico contrasto con il paesaggio circostante.

Il silenzio che segue è pesante, il freddo ancora più pungente mentre il gruppo rimane lì, fissando il corpo senza vita di Bill, le sue ultime parole ormai perdute nell’aria gelida. La neve, che aveva accolto i loro passi con la sua superficie immacolata, ora è imbrattata, testimone del dolore e della violenza di quel momento.

Con uno sguardo fugace tra di loro, senza bisogno di parole, si muovono lentamente. Non c’è tempo per rimorsi o riflessioni. La strada verso la Golden Crown è ancora lunga e piena di incognite. 
Mentre si allontanano dal luogo del conflitto, il vento gelido soffia tra le montagne, portando con sé un sussurro di minaccia e nuove sfide. Le battaglie che li attendono sono lontane, ma la consapevolezza di ciò che sta per venire pesa su di loro. Ogni passo è uno sforzo in più, ma non c’è altro da fare che avanzare, per quanto il cammino sembri senza fine.







Comments

  1. Comunque Sthor non era un marinaio, ma il portavoce di Gundarlung

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