Il gruppo
rimane in tensione, gli occhi puntati su Bern mentre Myra inonda il ragazzo di
domande. Nessuno fiata, aspettando una risposta, ma l'unico suono che riecheggia
nelle orecchie di tutti è il respiro irregolare del ragazzo.
Bern è confuso,
travolto da un'ondata di domande e sospetti che lo mettono in difficoltà. Myra,
sonda i pensieri più profondi del giovane Rimonda, ma non trova alcuna
cospirazione oscura nei suoi pensieri, solo un miscuglio di paura, smarrimento
e la costante sensazione di essere fuori posto.
Non capisce
cosa stia succedendo. Non capisce perché Myra, che non è mai stata
particolarmente affettuosa, ora lo guardi con un'ostilità tanto aperta.
Quando Myra
riprova il contatto telepatico con Bern, la sua mente viene nuovamente travolta
da visioni di distruzione e morte. Le immagini si accavallano, crude e
spietate: corpi che si contorcono in preda all'agonia, la nave che precipita
dal cielo, lo schianto sulla spiaggia rocciosa di Fiskerbak, tentacoli che si
avvinghiano a vittime urlanti, il suono assordante di menti che si spezzano
sotto un potere troppo grande per essere contenuto.
Myra si stacca
di scatto, il respiro corto, il cuore che martella nel petto. C'è qualcosa di
sbagliato in Bern. Qualcosa di profondamente sbagliato.
Lui la guarda
con occhi confusi, forse spaventati, forse persino inconsapevoli di ciò che si
agita dentro di lui. Ma Myra sa che quello non è solo un ragazzo sperduto.
Qualcosa in lui
è spezzato. O peggio... qualcosa in lui si sta risvegliando.
Con Bern ormai
completamente fuori dai giochi, sorvegliato da Sprutzi, il resto del gruppo si
concentra sulla porta. La serratura aliena non sembra voler cedere al loro
volere, ma la soluzione è chiara: se la porta non si apre con il rituale,
allora si aprirà con la forza.
Myra impugna il
suo spadone, lo sguardo gelido e concentrato. L’arma non è stata forgiata per
tagliare il metallo, ma la sua determinazione è più dura di qualsiasi lega
aliena.
Vryssal fa per
avvicinarsi, pronto ad aiutarla a fare leva, con le mani già protese in avanti,
ma Myra, istintivamente, si scosta di scatto per evitare il contatto. Il
movimento brusco la porta a fare leva sullo spadone incastrato e con una forza
che solitamente non le appartiene, riesce a spalancare la porta, che si apre senza
dare particolari problemi, mentre il metallo cede con un suono raccapricciante.
La stanza,
lunga e cilindrica, esercita un senso di oppressione sul gruppo. Ai lati, vasi oblunghi contenenti una sostanza liquida verdastra
emanano un debole bagliore pulsante. Al loro interno, minuscole creature si
agitano, sembrano piccoli vermi dalle bocche dentate e dai tentacoli sottili
che guizzano nell’oscurità viscida, fluttuando nel liquido.
Synthariel
osserva quei parassiti con attenzione, riconoscendoli immediatamente per ciò
che sono: larve di mindflayer, il primo stadio di una trasformazione che si
compie attraverso l’impianto in un corpo ospite. La scoperta non lascia spazio
a dubbi sul destino di chiunque sia stato esposto a quell’orrore e la mente di
tutti corre inevitabilmente a Bern, che li sta aspettando di fuori.
Mentre Myra e
Synthariel studiano le pozze, un movimento improvviso interrompe i loro
pensieri, trovando però preparati sia Britz che Vryssal.
Dall’ombra di
uno dei contenitori, una figura umanoide balza fuori con furia cieca. La pelle,
verdastra e macchiata, è segnata da profonde ferite; l’armatura, ormai a pezzi,
lascia intravedere lacerazioni e muscoli tesi nello sforzo dell’attacco. Una
gamba, evidentemente fuori uso, ne rallenta l’avanzata, ma ciò che attira
davvero lo sguardo è la testa.
O meglio, ciò
che ne rimane.
La calotta
cranica è stata brutalmente divelta, lasciando il cervello esposto all’aria, parzialmente
fuoriuscito.
Senza
esitazione, l’essere si lancia contro il gruppo, brandendo una spada argentea
con un’aggressività incontrollata. Non lascia spazio per pensare o per
comprendere: l’unica risposta possibile è combattere.
Il githyanki,
pur essendo un avversario imponente, è in uno stato tale da rendere l’incontro
relativamente veloce. Le ferite, gravi e diffuse, indeboliscono enormemente la
sua capacità di combattere, permettendo al gruppo di abbatterlo prima che possa
infliggere troppi danni. La sua spada argentea, pur ancora minacciosa, diventa
meno precisa e pericolosa e in breve il combattimento si conclude con la sua
caduta.
Tuttavia, la
vittoria non lascia una sensazione di trionfo, solo domande e preoccupazione.
Il corpo del githyanki giace sul pavimento, ma la domanda che sorge è chiara:
cosa ci faceva un githyanki in un luogo come questo? Che cosa gli è stato
fatto?
Non c’è tempo
per riflettere troppo, però.
Dal cranio
divelto, il cervello che era rimasto intrappolato all’interno
inizia a muoversi per poi saltare fuori dalla sua cavità. Il suo movimento è
rapido e innaturale e il gruppo, che ha appena abbattuto il corpo di cui aveva
preso possesso, è costretto a ributtarsi in un secondo combattimento, che
sembra essere sfiancante.

Il cervello,
ora libero dal corpo che aveva occupato, si rivela essere un avversario astuto
e letale. Non si tratta solo di una creatura che attacca in modo casuale, ma di
un essere dotato di una mente acuta e letale. Ogni movimento è preciso, ogni
attacco studiato, ogni difesa apparentemente inevitabile.
L’intelligenza
del cervello è palpabile: sembra capire perfettamente le dinamiche del
combattimento e ha capito il punto debole del rogue, quello più pericoloso. Le
sue palle.
Le forze degli
eroi iniziano a diminuire. Ogni attacco che finisce nel vuoto fa sentire il
peso della lotta. Il cervello sembra godere della difficoltà del gruppo,
sfruttando ogni momento di debolezza, ma nonostante tutto, il gruppo non cede e
porta a casa anche questa vittoria.
Malgrado la
tensione del combattimento appena terminato, l'atmosfera cambia
improvvisamente. Forse è l'adrenalina, forse è il puro e semplice fatto che,
dopo tutto quello che hanno affrontato, vedere un cervello saltellante sembra
quasi ridicolo.
Mentre il resto
del gruppo ancora ride e si lancia battute sulla difficoltà di rimettere un
cervello al suo posto, è Synthariel a riportarli con i piedi per terra. Senza
perdere tempo, propone di distruggere completamente tutti i girini prima che
possano diventare un problema più grande.
Myra, però, non
è ancora pronta a dire addio a questa scoperta. Con un misto di curiosità e
sconsideratezza, ne afferra uno tra le dita e lo solleva per osservarlo da
vicino. Il piccolo essere si contorce furiosamente, tentando di divincolarsi e con
sorprendente aggressività si lancia verso il suo volto nel tentativo di
morderla.
Lei si limita a
ridacchaire a questa sconsiderata aggressività e gli porge un polpastrello. Il
dolore è minimo, solo un fastidio pungente, ma nulla di più. Myra continua a
osservarlo con attenzione, cercando di capire se ci sia dell’altro dietro quel
comportamento, ma alla fine, il piccolo mostriciattolo si rivela solo un
minuscolo e rabbioso predatore.
La porta in
fondo alla stanza subisce la stessa sorte della prima. Myra, ancora stizzita
per l’ultima interazione con Vryssal, decide di occuparsi personalmente della
questione, evitando con cura ogni possibile contatto indesiderato. Con un suono
stridulo di metallo forzato, la paratia cede, aprendosi di colpo e Myra si
ritrova in piedi davanti al varco spalancato.
La stanza è
circolare, dominata al centro da una gigantesca piscina colma di un liquido
verdastro e denso, increspato da un movimento inquietante appena sotto la
superficie. Non è appoggiata a terra, ma levita in maniera innaturale circa
quindici centimetri dal suolo.
L’architettura
intorno a loro è estranea, minacciosa, quasi opprimente. Non ci sono angoli,
solo curve innaturali che si fondono in un’armonia distorta, come se la stanza
stessa fosse stata plasmata da una mente estranea alla comprensione umana. Ogni
superficie è ricoperta da geroglifici intricati, incisi con precisione e tutto
emana un’aura malvagia, una presenza che li schiaccia con il peso di
un’intelligenza aliena.
L’aria è
pesante, come se la stanza stessa respirasse attorno a loro. Il senso di
divertimento e leggerezza di poco prima si dissolve completamente. Perfino
Vryssal, che raramente si lascia intimidire, apre la bocca per lanciare una
battuta diretta a Myra, ma la richiude subito. Il gelo che gli stringe lo
stomaco è più forte della sua voglia di sarcasmo.
Synthariel sembra immune a quella morsa di terrore che sta lentamente paralizzando il gruppo. Mentre gli altri sono scossi dall’opprimente sensazione di malvagità che pervade la stanza, lei mantiene la lucidità, osservando con attenzione ogni dettaglio.
Vryssal, al contrario, è in pieno panico. Chiude gli occhi con forza, coprendosi il viso come se bastasse quello a cancellare la realtà attorno a lui. La paura gli attanaglia la mente, impedendogli persino di muoversi.
Poi, dal fondo della piscina, una luce arancione si accende all’improvviso, pulsando con un bagliore sinistro. Prima che qualcuno possa capire cosa stia accadendo, un’ondata di topi psionici emerge dal nulla, sciamando fuori come un’onda vivente e riempiendo la stanza con il loro sibilo inquietante.
Vryssal è completamente fuori gioco, inchiodato sul posto dal terrore. Myra, senza pensarci troppo, lo afferra con forza e lo scaraventa sul lupo, che lo accoglie con un leggero sussulto. Con una semplice pacca sul fianco, la warlock gli dà il segnale: il lupo si allontana rapidamente, portando in salvo il suo carico inerte.
Lo sciame di
topi psionici si muove con un coordinamento innaturale, come se fossero guidati
da una mente comune. C'è un’intelligenza fredda e calcolatrice nei loro
movimenti, un'inquietante consapevolezza che permette loro di individuare
istantaneamente il bersaglio più vulnerabile.
Si avventano
con ferocia, cercando di sopraffare il gruppo con la loro superiorità numerica.
Ma Britz, Myra e Synthariel non si fanno cogliere impreparati: le magie precise
della mezz’elfa e i colpi letali dell’arciere e della warlock spezzano l’ordine
dello sciame, riducendone le fila. Alcuni dei topi cadono sotto i loro
attacchi, mentre gli altri sembrano riorganizzarsi, rimanendo comunque una
minaccia letale.
L’atmosfera
opprimente della stanza e l’influenza psichica dello sciame giocano brutti
scherzi alla mente degli eroi e per un attimo, le priorità si confondono. La
battaglia sembra dimenticata, ma solo per un momento. Come se avessero
attraversato un velo di nebbia mentale, a uno a uno tornano alla realtà,
scacciando i pensieri superflui. Si concentrano nuovamente sul combattimento,
respingendo gli ultimi assalti dello sciame fino a riuscire finalmente a
liberarsi della minaccia.
Lentamente l’elfo
blu torna in sé, ritrovando la lucidità e sconfiggendo quella paura che lo
aveva attanagliato, ma si rifiuta categoricamente di rientrare in quel buco di
stanza con poteri psionici che non può controllare.
Appena
Synthariel si avvicina alla piscina fluttuante, il liquido verdastro
all’interno sembra agitarsi, come se rispondesse alla sua presenza. Atri girini
nuotano freneticamente, formando per un istante delle spirali caotiche e poi
per lei, il buio.
La sua mente si
riempie di suoni orribili, sente un dolore come se delle gigantesche forbici di
metallo le stessero tagliando il cervello. Vede immagini di un mare d’argento
con stelle distanti e poi faccia a faccia con una di quelle creature con la
pelle verde, ma questa davanti a lei sta bene e col grosso spadone a due mani, la
colpisce all’addome ripetutamente, fino a quando lei stessa non si ritrova i
suoi stessi intestini tra le mani. Di nuovo in un flash, sta precipitando
avvolta dalle fiamme e quando colpisce il terreno tutto intorno a lei diventa
nero.
Myra e Britz
ascoltano attentamente il resoconto di Synthariel, elaborando ogni dettaglio
con la solita meticolosità che riservano alle cose che non possono controllare
con un colpo di spada o un incantesimo ben piazzato. Quando la warlock vede
nella sua testa quelle stesse immagini nota che le emozioni, sono le stesse che
accomunano ogni visione. È lo stesso schema che ha percepito ogni volta che si
è trovata coinvolta in eventi legati a questa dannata nave, ai suoi occupanti, al
ritrovamento di Bern e all’idolo senza pinne.
C’è un filo
conduttore, questo è certo, ma i pezzi del puzzle continuano a sfuggirle, a
rimanere sospesi nel vuoto senza incastrarsi alla perfezione. C’è qualcosa che
manca, un elemento che non riesce ancora a vedere.
Nel frattempo, Bern
ha deciso che aveva già sopportato abbastanza. Era stato interrogato,
trascinato in giro come un pacco indesiderato e tenuto sotto stretta
sorveglianza, come se fosse un esperimento instabile pronto a esplodere, ma
ora, il suo limite era stato raggiunto.
Con gli occhi
pieni di terrore e disperazione, si lancia verso il gruppo, supplicandoli di
lasciare quel luogo maledetto. La sua voce è carica di una paura autentica, ma
appena i suoi piedi toccano la zona intorno alla piscina fluttuante, tutto
cambia.
Un suono
raccapricciante riempie la stanza mentre la sua pelle inizia a friggere, come
se un fuoco la stesse divorando dall’interno. Il suo collo si spezza
all’indietro con un sonoro crack, un rumore che riecheggia nell’aria
carico di orrore puro. E poi, dal suo viso, emergono tentacoli enormi,
contorcendosi come serpi impazzite, gocciolanti di un muco viscido e
innaturale.
Bern non esiste
più. Davanti a loro si erge il Bernflayer e l’unica soluzione è quella
di sconfiggerlo.
Il Bernflayer,
nonostante sia appena nato, possiede già un potere devastante. Gli eroi si
rendono subito conto che non è un avversario da sottovalutare: la sua aura
psionica è opprimente, il suo controllo sulla mente è letale e la sua presenza
stessa sembra risucchiare la speranza da chi gli sta di fronte.
Vryssal,
rimasto in fondo al corridoio fino a quel momento, si lancia in avanti con uno
scatto fulmineo. Non c’è esitazione nei suoi movimenti, nessuna pietà nel colpo
che sferra, ma questa sicurezza gli costa cara.
Con un
movimento innaturale, quasi troppo veloce per essere seguito dagli occhi, il
Bernflayer lo afferra. I suoi tentacoli avvolgono la testa del rogue,
stringendo con una forza terrificante. Il silenzio nella stanza diventa
assordante mentre tutti osservano, paralizzati, i sottili denti che
iniziano a perforare la carne.
Vryssal è
intrappolato. Il Bernflayer si attacca al suo cranio, iniziando a succhiare con
l’entusiasmo di qualcuno che sorseggia un cocktail esotico sulla spiaggia. Gli
manca solo una cannuccia e un ombrellino per rendere la scena più poetica, ma nelle
menti degli eroi c’è solo terrore.
Britz e
Synthariel colpiscono con tutta la forza che hanno, fendendo l'aria con
precisione e disperazione. Il Bernflayer è resistente, troppo, ma non possono
permettersi di esitare. Ogni secondo è un secondo in più in cui Vryssal rischia
di non tornare indietro.
Myra,
solitamente imperturbabile, resta pietrificata per un attimo. Per quanto spesso
abbia voglia di strangolare Vryssal con le proprie mani, per quanto lui le dia
alla testa con la sua arroganza e il suo atteggiamento sprezzante, non lascerà che sarà un altro a togliergli la vita. Se qualcuno lo farà fuori, quella sarà lei.
Non questo abominio e non ora.
La paura si trasforma in rabbia pura e Myra scatena sul Bernflayer tutto ciò che ha, con una furia che nemmeno lei si aspettava di provare.
Il Bernflayer
lotta fino alla fine ma poi finalmente crolla. Il silenzio che segue è
innaturale, denso.
Vryssal, il
primo a liberarsi dalla presa dell'orrore, si lascia cadere all'indietro, il
petto che si solleva in un respiro affannoso. Gli altri non sono da meno. Per
la seconda volta in quel maledetto giorno, nessuno trova alcun motivo per
ridere.
Mentre
Synthariel si affretta a stabilizzare Vryssal, Myra è colpita da una delle sue
fulminee genialate. Mentre gli altri sono ancora alle prese con il sollievo e
lo shock, lei si china sul cadavere del Bernflayer, esaminando il suo cervello
con un interesse che probabilmente non dovrebbe avere.
Un piccolo
morso. Solo un assaggio.
Lo butta giù
con un sorso di rum ma il sapore metallico e disgustoso le graffia la gola.
La sua mente
esplode. Un’ondata di connessione telepatica la investe come un'onda anomala,
una voce sussurra nelle profondità del suo essere, qualcosa tenta di farsi
strada nella sua coscienza. Per un istante sente l'eco di pensieri che non sono
i suoi, una vastità aliena e inimmaginabile.
Poi, con uno
scatto di volontà, si ritrae.
Non è il
momento. E probabilmente non è neanche il caso, ma il potenziale di quel
cervello è innegabile.
Si guarda
intorno, cercando un contenitore adatto e il suo sguardo si posa sul cappello
di Britz. Con naturalezza, lo afferra e ci infila dentro il disgustoso trofeo.
Nonostante le
proteste del legittimo proprietario, Myra annoda i lembi del cappello per
trasformarlo in una borsetta improvvisata. Quel cervello potrebbe rivelarsi
utile ed essere un’arma in più nel loro arsenale.
Ma il cervello non era stato messo nella bottiglia di rum svuotata?
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