Cap 3 - il buco “della merda”


Alla fine, si era solo rimediato un occhio nero che andava ad enfatizzare e ad ombreggiare la sua carnagione, esaltando il colore dei suoi occhi.
Un occhio.
La spadata di Myra gli era arrivata solo sul destro.
Vryssal in fin dei conti non era altro che il tipico ladro che ti fa domandare se stai vivendo una storia epica o se sei finito in un circo con un elenco di artisti poco raccomandabili. Non era certamente mai stato l'elfo che ti immagini a meditare nella natura o a recitare versi poetici. Vryssal è più quello che ruba l'ultima mela al mercato e poi ti guarda con gli occhi da cucciolo dicendo: «Cosa c’è? L'ho presa per te!». Ma questo sua visione poco eroica aveva nettamente i suoi lati positivi.
La capitana Velagrigia in fin dei conti si era detta soddisfatta delle loro gesta e aveva deciso di premiarli proponendo loro un piccolo lavoro supplementare, retribuito, sia ben inteso, lui non avrebbe certamente accettato un lavoro sottopagato. Così aveva tirato in mezzo i suoi compagni per convincerla a sganciare qualche moneta d’oro in più al giorno. Si erano resi ridicoli con gesta che poco si incastravano con la sicurezza della piccola nave, ma alla fine erano riusciti a convincerla e ne erano usciti vittoriosi.
Adesso erano le guardie ufficiali del Voyage.
Sebbene il viaggio proseguisse noiosamente, i quattro perlustrano e passeggiano avanti e indietro, chiacchierando un po’ qui e un po’ la con la ciurma.
Sthor non sembra avere più nulla da dire, le sue pacche amichevoli ormai parlano per lui. Shandri, di contro, parla incessantemente con chiunque, ma i quattro stanno ben attenti a mantenere una distanza di sicurezza.
Colui che a quasi tutti invece continua ad ispirare meno fiducia è Qara, il mezzelfo.


Ciò che in quel momento colpisce gli eroi è quel suo taccuino che si porta sempre appresso e non lascia mai nemmeno per un istante.
Racconta di essere un viaggiatore, descrive i suoi viaggi e di quanto insegua le avventure in mare per destinazioni diverse e parla delle sue memorie che vengono segnate proprio lì, sul suo taccuino segreto.
Gli occhi di Synthariel si assottigliano fino a diventare due lame sottili mentre lo fissa con l’intensità di chi sa per certo, che in quella storia, ci sono dei pezzi mancanti.
È durante il secondo giorno di navigazione che quindi tre dei quattro, eroi – Britz preferisce studiare la fauna marina appeso alla battagliola – trovano il piano perfetto per rubare il famoso diario segreto.
Vengono distratti, ma nemmeno troppo, da una scena abbastanza curiosa che si sta svolgendo in mezzo al mare, non lontano da loro.
Un combattimento epico esplode tra due gruppi di mephit: quelli di ghiaccio e quelli di vapore. Le esplosioni di vapore caldo e le schegge di ghiaccio creano un effetto scenico spettacolare, mentre i mephit si scatenano in una furiosa lotta. La nebbia ghiacciata e il fumo caldo si mescolano e, se non fosse un combattimento si potrebbe quasi dire  che creano un spettacolo piacevole da guardare; le esplosioni di vapore si scontrano con cristalli di ghiaccio. La battaglia è selvaggia e pericolosa e i mephit di vapore, in netto svantaggio numerico, non sembrano avere la meglio, mentre l'acqua del mare viene scossa dalle onde provocate dalle esplosioni.
Mentre gli eroi decidono il da farsi, in un impeto di saggezza, Myra racconta con enfasi una sua esperienza.
«Mi stavo godendo una serata tranquilla quando improvvisamente avevo visto una piccola mosca intrappolata nella tela di un ragno. La poverina sbatteva le ali freneticamente, cercando di liberarsi, ma la tela sembrava implacabile.
Quella parte di me che non riesce mai a fare a meno di intervenire, era uscita prepotente e avevo agito senza pensarci troppo. Con un sospiro, mi ero chinata per cercare di liberare il piccolo insetto che era poi volato via con un ronzio.
Non sapevo però che il vero caos stava per iniziare. La mosca, ormai libera, sembrava avere un’unica missione nella vita: disturbare il mio sonno. Nella notte, continuava a volare in circoli attorno alla mia testa, ronzando a intervalli di pochi secondi e mi ero pentita amaramente di essere intervenuta; a volte la natura deve fare il suo corso»

Forse sono state proprio le sue parole a convincerli, ma tutti e tre, annuiscono silenziosamente e decidono di non interferire con quella battaglia, si prosegue, direzione Gundarlun.

Qara, ancora disorientato per la battaglia con i mephit, non ha nemmeno il tempo di riprendersi che si ritrova improvvisamente circondato e scacciato tra i corpi di Myra e Vryssal. Synthariel poco lontana inizia ad avvicinarsi con aria sorniona. Il warlock con fare volutamente seducente, intavola una conversazione, scambiando qualche parola con lui per distrarlo e Vryssal, nel frattempo, si muove come un’ombra alle sue spalle, pronto a mettere le mani sul vero obiettivo della missione: il taccuino.
Tutto sembra procedere secondo i piani, finché Vryssal, nel bel mezzo della sua manovra furtiva, vede un’opportunità: si prende un’improvvisa libertà di troppo allungano la mano su Myra, che incenerisce con lo sguardo, mentre medita un Eldritch Blast contro il suo amico.
Non l’ha certo fatto apposta” pensa solamente lei, mentre finge dietro un sorriso.
Il taccuino è ora proprio tra il seno di Myra, che dopo poco si allontana per spiarne il contenuto.
Il piccolo libricino di Qara non contiene quello che si aspettava, nascosta con Synthariel sottocoperta sfoglia pagine piene zeppe di simboli per loro totalmente senza senso. Sembra un codice di qualche tipo, piuttosto che una lingua sconosciuta.
Non hanno molte opzioni, devono sbrigarsi e cercare di assimilare più informazioni possibili; il buco per andare in bagno potrebbe essere un’opzione, ma così andrebbe perso per sempre in mare; la soluzione più ovvia è quello di farlo scivolare in terra e dileguarsi velocemente.
Nessuno sembra saper nulla di quelli strani simboli, nemmeno la capitana ha informazioni a riguardo; quindi, per ora l’indagine si ferma lì.
Il viaggio prosegue lentamente e alle orecchie dell’intera ciurma arriva una meravigliosa melodia: un canto etereo, dolce come il miele, che si insinua nelle orecchie con infinita delicatezza. Le onde, che fino a un attimo prima cullavano dolcemente lo scafo del Voyage, sembrano ora pulsare al ritmo di quella melodia ipnotica.
Dal cielo un urlo stridente squarcia l’aria. Quattro arpie appaiono all'improvviso, le ali spiegate in un battito frenetico che scuote l’aria stessa. Con artigli affilati come lame e occhi che brillano di un feroce rancore, piombano sula nave, pronte a devastare chiunque, mentre la quinta, che continua ad intonare il canto melodioso, è ferma su un isolotto poco distante.


Gli occhi di Vryssal e di Myra si velano di confusione perché quel richiamo per loro è irresistibile; si avvicinano alla battagliola, come a volerla scavalcare per avvicinarsi ancora di più a quel suono meraviglioso e a nulla servono i tentativi degli altri due amici, perché entrambi finiscono miseramente in mare.
L'acqua gelida spezza l'incanto di Vryssal all’istante. Il freddo gli morde la pelle e la ragione torna ad imporsi; con un colpo di gambe, riemerge annaspando per pochi attimi, ancora intontito per ciò che gli è appena successo.
Vede il corpo di Myra seguirlo subito dopo, inondandolo con tanti piccoli schizzi e ridacchiando tra sé sa bene che ora i suoi vestiti, fradici e appiccicati alla pelle, delineeranno in modo fin troppo chiaro le sue curve. Tette e culo saranno in primo piano come un’opera d’arte.
Ma Myra non riemerge come si aspetta. Il suo corpo, inerte, scivola lentamente verso le profondità, le ciocche argentee si aprono come alghe nell’acqua scura e lei scivola sempre più velocemente verso le profondità degli abissi.
Vryssal non pensa. Si immerge di nuovo battendo le gambe con tutta la forza che ha per raggiungerla. Allunga una mano, la afferra da sotto al seno e la stringe a sé, sentendo il suo corpo molle contro il proprio. Certo, salvarla è la priorità… ma chi è lui per ignorare un dettaglio tanto piacevole? In fondo, anche nei momenti critici, saper cogliere le piccole gioie della vita è un'arte e lui, in questo, è un vero artista.
Mentre sulla nave lo scontro tra arpie e marinai prosegue senza sosta, Britz, Synthariel e Elynderl fanno del loro meglio per mettere al tappeto più arpie possibili che cercano continuamente di rapire marinai e portarseli via.
Scuotendola con forza la giovane elfa riapre gli occhi completamente scombussolata da ciò che appena successo e insieme al suo amico blu vede poco distante il famoso buco usato come bagno, che da ora viene rinominato “il buco della merda”, poco elegante ma decisamente comodo in questa situazione.
L’elfo del mare sembra essere pratico in ogni circostanza, si piazza dietro di lei, come gesto cavalleresco e, in un'incredibile combinazione di astuzia e opportunismo, Vryssal si prende la libertà di sfregare con i suoi polpastrelli ogni centimetro di Myra per aiutarla. Spinge e la solleva, approfittando del suo corpo stretto tra le sue mani e la parete del buco.
In quel contesto altamente ambiguo, i due non perdono occasione per battibeccare, mentre lui adotta la tecnica dei suoi occhioni da cucciolo.
«Ma lo faccio solo per aiutarti!»
Finalmente riuniti, i cinque, distruggono le arpie in poco tempo, senza però dover accettare l’idea di aver perso due marinai, mentre uno, caduto in mare nelle acque gelide, torna lentamente verso il Voyage.
Mentre Elynderl è felice ed appagato per quel sostanzioso banchetto a base di arpie, i quattro non hanno intenzione di perdere l’occasione di visitare l’isolotto su cui campeggiavano le arpie, mentre quella rimasta, impaurita fugge via.
Non tutto è stato perduto. Un bottino non indifferente è nelle loro mani ora. Le nuove guardie della sicurezza hanno svolto egregiamente il loro lavoro ed è ora di rimettersi in viaggio.
Gundarlun è ancora lontana.








Comments

  1. Oh, se mentre sei sotto lei dice "spingi spingi" un buon elfo del mare è obbligato ad aiutare con tutto quello che ha :D

    ReplyDelete
  2. Io appoggio...! la tesi di Vryssal, che hai capito?!

    ReplyDelete

Post a Comment

Popular posts from this blog