Cap 5 - Segreti tra le onde e l'arrivo a Gundarlun

Myra si tuffa in acqua senza esitazione, lasciandosi avvolgere dal freddo delle onde. È una sensazione che conosce bene, è familiare e per pochi attimi torna con la mente a quando era bambina e quella era la sua quotidianità. Chiude le palpebre assaporando quell’attimo di spensieratezza e questa volta il suo corpo non soccombe. Nessun cedimento, nessuna debolezza. Il richiamo è forte, lo sente prepotente arrivare da sotto di sé, giù nelle profondità più remote, ma riesce a resistere. Quando riemerge, si concentra sulla zattera che ondeggia poco distante, con Synthariel al suo fianco che scivola nell'acqua con grazia e le elargisce un sorriso.

Le vuole bene, un po’ si dispiace di non averle rivelato quasi niente della vera Myra; a tutti in realtà, anche a Vryssal, ma non sa ancora quanto il patto che ha stretto possa essere pericoloso per sé e per gli altri.
Le due si muovono con determinazione, fendendo la superficie con bracciate sicure. Nonostante il tempo abbia deciso di dargli tregua, l’acqua sotto di loro è tutt’altro che calma. Non appena arrivano alla zattera delle ombre si allungano nelle profondità, seguite da movimenti rapidi e sinistri. Quando le sagome scure si avvicinano, Myra distingue due enormi squali che pattugliano le acque, i loro occhi vuoti e affamati puntati su di loro e altri due sauhagin, poco più indietro.
Myra sente il peso della situazione farsi strada nella carne. Sente quel formicolio sinistro alla base del collo, la mente annebbiata, le orecchie che fischiano, ma non si ferma.
Lei e Synthariel tentano di allontanarsi con prudenza, mentre le bestie si preparano a scatenarsi. È l’ennesima battaglia, un altro ostacolo in una serie che sembra non finire mai. Non c’è spazio per esitazioni, non c’è tempo per debolezze, almeno - pensa con amarezza - è ancora cosciente. E questo, per ora, le basta.
In breve, il combattimento si risolve anche grazie all’aiuto di Vryssal che arriva in soccorso con i suoi pugnali psichici e alla precisione di Britz che colpisce con le sue frecce, un nemico dopo l’altro.
Myra, con l’agilità di chi sta improvvisando ma vuole sembrare esperta, con un improbabile triplo carpiato, riesce ad atterrare dentro la piccola imbarcazione, aggrappandosi alla cima che tiene insieme tutto quanto. Dentro, tra il legno traballante e le corde bagnate, nota un piccolo umano privo di sensi, rannicchiato al centro della zattera, apparentemente ignaro di tutto ciò che è appena successo.



I tre, ancora bagnati ora sono pronti a scatenare una piccola discussione sul perché Myra si sia lanciata in acqua come una furia invece di prendere una scialuppa come ogni persona sana di mente avrebbe fatto. La warlock, però, si limita a scrollare le spalle, per niente interessata ad avviare quella specifica discussione.

Nel frattempo, dalla nave, Britz, con il suo fare da "eroe mancato", decide di lanciare una freccia per cercare di arpionare la zattera, sperando di portarla in sicurezza ma, come spesso accade, la sua mira non è perfetta e la freccia fischia nell'aria, sfiorando il sedere di Vryssal, che si gira immediatamente con un'espressione indignata. Non perde tempo ed inizia ad inveire contro di lui, urlando parole che non si dovrebbero ripete, mentre le altre due sulla zattera cercano di trattenere una risata. Britz, da lontano, alza una mano in segno di scuse, ma, potrebbero giurarlo, sta ridacchiando anche lui.
Nella piccola zattera, costruita con materiali di recupero, il trio trova un giovane dai capelli rossi, pallido e smunto; è vestito da pescatore, privo di sensi, il respiro affannato, e la sua figura emaciata suggerisce che non mangia da un bel po’. Vryssal lo osserva per qualche istante, ma i suoi occhi sono già attratti da ciò che si trova accanto al ragazzo: uno scrigno di legno, ricoperto di conchiglie e alghe, con una serratura di bronzo che salta via con un gesto veloce; ignora completamente il giovane svenuto e si butta a capofitto sullo scrigno aperto, con gli occhi che brillano di avidità.
Nel frattempo, Britz dalla nave decide di ritentare l’operazione "salvataggio creativo". Tira la zattera con la corda con la stessa grazia di un bambino che cerca di pescare con un rametto e la freccia si stacca, finendo in acqua con un sonoro "pluf". In un atto di ammirevole tranquillità, Britz recupera la corda e la riavvolge senza scomporsi, come se nulla fosse successo. Sulla zattera, invece, le cose sono ben meno rilassate.
Myra, decide di connettersi telepaticamente con il giovane, chiudendo gli occhi e cercando di sondare la sua mente. Quel che trova, però, la fa trasalire: un presagio inquietante che si insinua nei suoi pensieri. Il suo respiro si fa pesante per un istante, ma poi si ricompone. Non dice nulla agli altri, tenendo per sé ciò che ha visto, negando malamente di aver avuto qualunque tipo di contatto.
Un po’ perché non sa ancora cosa significano quelle visioni, un po’ perché teme di potersi fidare davvero dei suoi nuovi compagni. Dopo tutto, se persino lei sente il richiamo di una presenza oscura, che cosa impedisce agli altri di caderne preda?
Dentro lo scrigno, accanto a monili vari, spicca un idolo a forma di squalo. È un pezzo inquietante, dalla superficie grezza e scolpita a mano nel corallo, con pinne spezzate e una serie di iscrizioni e glifi incisi lungo il corpo. Vryssal, con la curiosità di chi non ha mai sentito parlare di maledizioni o buon senso, afferra l’idolo senza esitazione.

 

Nel momento in cui lo tocca, i suoi occhi si girano all’indietro, lasciando visibili solo le sclere, e il suo corpo inizia a vibrare, rigido, come un pezzo di legno nella morsa di una tempesta, poi crolla, privo di conoscenza.

Myra si avvicina senza pensarci due volte e con la punta del suo stivale tenta distrattamente e più velocemente che può di allontanare la statuetta dalle mani dell’amico blu, ma un’ondata di immagini, le stesse che vede anche Vryssal, la travolge come un’onda che le spezza il fiato.
Ora vede un enorme tentacolo blu scuro che emerge dalle profondità dell’oceano. È immenso, pulsante, e carico di un’energia primordiale. Il tentacolo si avvicina all’idolo e gli spezza le pinne con brutalità. L’immagine finisce, ma l’eco della visione resta nella mente di Myra come un sussurro inquietante, una minaccia lontana che invece sembra terribilmente vicina.
Quando riapre gli occhi, il respiro è corto, il cuore martella nel petto, e le sue mani tremano. Non dice nulla, ma capisce che qualunque cosa rappresenti quell’idolo, è legata a qualcosa di ben più grande, oscuro e pericoloso. E ora, ancora più che prima, sa che non può condividere questa consapevolezza con gli altri. Non ancora.



Riesce a leggere distintamente i glifi incisi ma nega davanti ai suoi amici che a questo punto si irrigidiscono nei suoi confronti.
Synthariel è arrabbiata e offesa e la martella di domande mentre lei scuote la testa continuando a negare e Vryssal se ne va a nuoto, senza degnarla nemmeno più di uno sguardo.
Nel frattempo Britz, che non ha assistito a nessuna di queste discussioni, riesce a riportarli verso la barca, sulla quale risalgono tutti sani e salvi.

Shandri presta le prime cure al ragazzo e dopo qualche istante, il suo petto si solleva con un respiro affannato, e riapre gli occhi, confuso e disorientato. Myra, senza troppi complimenti, decide di fare un altro tentativo telepatico. Del resto, quando si tratta di violare i confini personali di uno sconosciuto semi-morente, Myra si offre sempre volontaria. Synthariel, già poco incline a tollerare ulteriormente il suo comportamento, la fulmina con uno sguardo che potrebbe tagliare le vele di una nave, ma prima che la situazione degeneri, il ragazzo sviene di nuovo, dimostrando un’innata abilità a sfuggire dai drammi del gruppo.
Quando finalmente si riprende, i suoi occhi si riempiono di una scintilla di speranza che contrasta con il suo stato pietoso. Si presenta come Bernardo Rimonda, detto Bern, e racconta che lui e la sua famiglia sono stati rapiti dai sauhagin mentre erano sulla barca di famiglia. La sua voce, debole ma decisa, si spezza solo quando nomina i suoi cari, probabilmente caduti nelle grinfie di quei mostri acquatici.
La capitana Arveen ascolta la storia con il volto cupo. Non è solo preoccupata: è spaventata, come Qara, il mezzelfo. I sauhagin non attaccano navi così grosse e, soprattutto, non in questa stagione. C’è qualcosa che non torna, e questo rende la situazione ancora più inquietante.
Sthor, con il piglio dell’esperto locale, aggiunge che il rapimento è avvenuto nella zona dello jarl Frostgale, di Fiskarbak, dall’altra parte dell’isola rispetto a Gunbarg, dove loro attraccheranno.

Finalmente, dopo giorni di mare agitato, zattere instabili e idoli maledetti, il porto di Gunbarg appare all’orizzonte. L’arrivo della nave è accolto con la solennità tipica di un equipaggio che vuole solo essere pagato e dimenticare il viaggio. I quattro ricevono il loro compenso, e ora si trovano al porto, con un sacchetto di monete e un’intera città davanti a loro.

E ora le possibilità sono infinite, ma una cosa è certa: qualsiasi cosa sceglieranno, sarà complicata, assurda e con buone probabilità di finire malissimo.


Comments

  1. Quanti segreti questa Myra e che poca fiducia nel prossimo :D

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  2. Non è vero che non leggo!

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